mercoledì 16 settembre 2015

3 Ottobre ore 18.30. 
Incontro presso Fuoriluogo (Centro Commerciale Città delle Stelle, provincia di Ascoli Piceno) 
con la psicologa Virginia Maloni, autrice di "Patologia della coppia".
Discussione sulle coppie ai nostri giorni e sul cambiamento del concetto di famiglia, evolutosi rispetto alla cosiddetta 'famiglia tradizionale'.
L' evento è organizzato in collaborazione con Arci Libero Spazio Stay Human di Ascoli Piceno.
 

venerdì 26 giugno 2015

“Living apart together”

Alcune coppie di fidanzati prediligono di abitare in case separate

 per proteggere e custodire i propri spazi e le proprie consuetudini.


Nelle società del passato in cui, in tutte le classi sociali, il matrimonio era un’alleanza tra famiglie e i sentimenti degli individui erano del tutto irrilevanti, la stabilità matrimoniale era garantita dagli interessi economici e di potere. In passato dunque l’unione permanente finalizzata alla formazione di una famiglia orientava certamente le tipologie di scelte, decisioni e parametri per le quali il coinvolgimento sentimentale dei futuri coniugi non appariva per niente essenziale. Del tutto impensabile oggi per gli individui di una coppia occidentale immaginare di escludere il fattore ‘amore’ nella scelta del partner. “Certo, anche oggi esistono le unioni fondate su interesse e calcolo o le unioni fondate su altri bisogni primari, come la fine della solitudine, la libertà, la fame, etc., ma, a parte queste eccezioni, nell’immaginario collettivo di ognuno l’innamoramento e l’amore sono l’indispensabile cemento senza il quale non può aver luogo alcun discorso di coppia[1].


Nella storia dell’umanità, l’attrazione e l’innamoramento non sono stati quasi mai il fattore indispensabile della costruzione delle coppie. L’amore romantico diventa ingrediente sempre più centrale per la formazione delle coppie solo dal XIX secolo in poi prima nelle classi alte della società, e diventa cultura diffusa solo nel corso del XX secolo ed in special modo dall’ultimo dopoguerra fino ad oggi. Il progressivo avanzamento del mondo del lavoro e ciò che questo richiedeva soprattutto alle donne (in termini di cambiamento) ha necessitato una ri-contrattazione all’interno delle coppie su diversi piani, sia simbolici sia pratici. Le coppie contemporanee sono costrette a riconfigurare radicalmente i loro itinerari e le loro rappresentazioni della vita insieme. Cambiano di conseguenza anche ruoli e funzioni (sociali e psichiche) maschili, con tutto il portato di crisi della virilità di cui si parla tanto ovunque. Cambia dunque l’orizzonte generale di regole relazionali dentro il quale la coppia si muove obbligando gli uomini ad accettare la parità della donna e a condividere tutte le incombenze inerenti la conduzione quotidiana – economica, logistica, morale – di coppia e famiglia. In questa ri-negoziazione tra sessi, la coppia e i suoi individui non possono far riferimento a modelli relazionali precedenti. Ma anche la donna oggi da sola non ce la fa, è orgogliosa e non lo dice per non sentirsi recriminare la propria autonomia e gli uomini non sanno come prenderle, a volte il loro ruolo non si sa bene qual è e la donna non sa che farsene dell’uomo che non si sa bene cos’è. Quindi quello a cui una relazione può andare incontro si articola su diversi livelli. Tra le tante scelte possibili, c’è anche quella della coppia stabile che vive una relazione sentimentale ma che evita la convivenza. Come? Si parla in questo caso di coppia LAT, in altre parole i Living apart together, conosciuti anche come coppie del fine settimana, coppie a convivenza intermittente o coppie part-time. Due fidanzati decidono di vivere in case differenti, ognuno per conto proprio. Una tipologia in crescita, che comprende storie molto diverse, associate da una comune apprensione: difendere i propri spazi personali, le proprie abitudini, senza però rinunciare a una relazione affettiva stabile. Insomma “la botte piena e la moglie ubriaca”. Quali sono i lati positivi e negativi di tale scelta?

LATI POSITIVI

1. Quale miglior metodo per non affrontare la quotidianità fatta di calzini in giro per la casa, cattivi umori, preoccupazioni per spese e quant’altro? Evitare la noia e vedersi solo quando si sta di buon umore.
2.  Avendo la propria indipendenza e i propri spazi, si può continuare a custodire i propri hobby e le proprie passioni, cosi che il fine settimana lo si dedica completamente al partner che sarà contento di essere al centro dell’attenzione. 3. Abitare in case separate aiuta anche l’eros: vivere distanti stimola la fantasia ed il desiderio.

LATI NEGATIVI
1. Rendersi conto a poco a poco di essere soli quando l’altro non c’è, in momento di sconforto o per necessità concrete della casa.
2. La non condivisione delle responsabilità, è un po’ come mantenere l’estasi dell’essere sempre fidanzati, mantenere l’effetto eccitante, un po’ come una droga se ci pensiamo bene, che equivale a non vedere i problemi della vita e quindi equivale a non affrontare mai se stessi ed il confronto con gli altri.
3. Nei momenti di vuoto o di sconforto oppure nei momenti in cui l’altro chiede di più, il rischio è quello di essere sostituiti perché poi si diventa coppia come tutti gli altri.

Virginia Maloni


Bibliografia

D’Elia L., “La Coppia che non si forma e che non continua” (Parte 1).Posted on July 9, 2010, Number of View: 70, http://luigidelia.it.

Maloni V., “Patologia della Coppia. Relazioni e Dintorni”. Edizioni Psiconline, Febbraio 2014, Francavilla al Mare (CH).




[1] D’Elia L., “La Coppia che non si forma e che non continua” (Parte 1).Posted on July 9, 2010, Number of View: 70, http://luigidelia.it.

lunedì 4 maggio 2015

IL PASSAGGIO DA UNO STATO PSICO-FISICO AD UNA RELAZIONE STABILE

Vorrei partire da una frase di PAPA FRANCESCO del giorno di San Valentino 2014 rivolta a tutti i fidanzati d’Italia: "Non fatevi prendere dalla cultura del provvisorio. L'amore solido non può essere solo uno stato psicofisico". Queste parole colmano probabilmente la paura di tanti anni di fidanzamento e a volte la paura del desiderio di fuggire dai problemi saltando ed incontrando un altro “stato psicofisico” che ci fa sentire liberi, ma allo stesso tempo vuoti e soli. Queste parole pronunciate dal PAPA, in realtà danno una chiave di lettura e di ri-assestamento alla vera RELAZIONE tra due persone, fondata sulla condivisione e sulla tolleranza ad accogliere il mondo dell'altro. Nella vita di coppia, il passaggio dall'innamoramento all'amore è in realtà una trasformazione evolutiva inevitabile e indispensabile. Se all'innamoramento iniziale non segue l'amore, allora si può dire certamente che si è trattato solo d'infatuazione, ad esempio, uno stato psicofisico che si basa su fantasia, emozioni, fantasticheria e che provoca una sorta di turbamento sensoriale generale. L'innamoramento è un movimento istintivo, vago, incontrollato, dato dalle pulsioni, dall'intuizione, dall'attrazione. È un momento in cui si è portati a sognare e idealizzare il partner, una presenza che sembra soddisfare e rispondere ad ogni nostra esigenza. Molte ricerche danno ormai per assodato che nel periodo dell’innamoramento vi è una produzione massiccia di endorfine, che fa provare un senso di benessere (le famose “farfalle nello stomaco”) in cui, come per magia, vediamo solo gli aspetti positivi dell'altro. L’attrazione fra i sessi è un meccanismo molto autorevole, capace di stabilire un legame anche fra persone che si conoscono da pochi minuti. Quando ci si sente lontani dall’oggetto del proprio desiderio, si diventa incapaci di mangiare, di dormire, di concentrarsi su qualsiasi cosa. L’innamoramento è la gioia dei propri sentimenti e il tempo del fidanzamento è un tempo produttivo, in cui i desideri non devono rimanere soltanto tali, ma devono diventare radici ben salde della relazione.
Bisogna che ognuno si doni all’altro.
Dobbiamo saper donare anche la nostra diversità e saperci aprire al confronto, perché la diversità contiene in sé sia la delizia sia la croce, poiché può capitare che l’altro non è come come ci si aspetta.
La coppia cresce e matura se impara ad integrare ed ad amare la diversità reciproca. La diversità è ricchezza se rimane tale.



Nel passaggio successivo dall'innamoramento all'amore, invece, si torna di nuovo a essere due individui distinti: anche l'altro appare diverso dall'illusione iniziale e si sente il bisogno di rispettare i propri spazi e tempi, in precedenza trascurati per stare accanto al partner.
È ovvio quindi che, con lo sfumare dell'innamoramento, la coppia si trova davanti a un dubbio: amarsi veramente, con una certa progettualità, o lasciarsi.
Il passaggio da uno stato psicofisico ad una relazione stabile è possibile se si è capaci di abbandonare l'idea magica dell'amore perfetto e predisporsi alla flessibilità, al cambiamento, alle novità e alle discussioni per preservare la coppia, rispettando l'altro.
Il 41% circa delle coppie innamorate non sopravvive poi a questo passaggio, e si lascia nel giro di pochi mesi.
L’amore è la responsabilità per il bene dell’altro e non solo dei propri sentimenti in cui insieme ci si aiuta verso la metà comune. Freud riteneva che la capacità di formare rapporti significativi con il sesso opposto fosse il risultato di una buona educazione ricevuta da parte dei genitori. Al contrario, l’impossibilità di stringere rapporti rilevanti era la conseguenza di relazioni disfunzionali tra le ragazze e i loro padri, o dei ragazzi con le loro madri. Anche il Padre della Psicoanalisi, riteneva che, seppure un certo grado di narcisismo fosse utile in tutti gli esseri umani, fosse importante però, ad un certo momento della vita, saper liberare questo amore per sé stessi, donandolo ad un’altra persona, per non sviluppare un narcisismo incontrollato, che avrebbe portato alla follia. La coppia è un organismo multiforme dotato di una propria dinamica e di un proprio equilibrio affettivo che inevitabilmente oltrepassa l’individualità. La coppia attraversa vari momenti e necessita di una trasformazione nelle varie fasi della sua evoluzione, altrimenti andrebbe in stallo: la coppia, definita come tale, è qualcosa che va avanti nel tempo. L’evoluzione è saper rispondere in modo adeguato alle richieste esterne e interne alla persona, ed è possibile maggiormente quando nella coppia esistono due individui che hanno la capacità di distinguersi uno dall’altro.
La passione riguarda gli impulsi che sottendono e portano all’attrazione fisica, al rapporto sessuale e fenomeni correlati, ma anche al desiderio di appartenenza, dominio, sottomissione e autorealizzazione. La passione alimenta l’attrazione, tende ad intrecciarsi con l’intimità, ma ha un sviluppo molto più rapido di questa. 
L’impegno fa riferimento alla volontà di amare qualcuno e di stabilire una relazione duratura nel tempo. L’amore si trasforma e diventa affetto, protezione, accadimento. Tali componenti hanno un ruolo importante nei momenti di crisi o di stallo, in cui la passione e l’intimità scemano a causa di problemi nella relazione, ma la relazione continua proprio in funzione della decisione e dell’impegno preso. 

Pubblicato su Iboo Magazine 
Bibliografia

Bowlby J., (1982), Costruzione e rottura dei legami affettivi, Raffaello Cortina Editore, Milano
Maloni V., “Patologia della coppia. Relazioni e Dintorni”, Edizioni Psiconline, Francavilla al Mare, 2013.
Marazziti D., (2004), La natura dell’amore – conoscere i sentimenti per viverli meglio, Bur, Milano


Virginia Maloni, Psicoterapeuta

Che cosa significa “Sindrome della First Lady?”

Ho iniziato ad interessarmi della Sindrome da First Lady da quando ho iniziato a seguire le coppie in terapia ed i loro problemi relazionali, soprattutto in merito all’interruzione di una storia che veniva definita “amore vero”. Ne aveva parlato anche Vladimir Luxuria nella sua esperienza all’Isola dei Famosi, quando parlando delle vicissitudini di Belen (altra concorrente del Reality) diceva di lei che era affetta dalla “Sindrome della Donna del Capo”: eh sì, si tratta proprio di questo, ossia l’attrazione e l’ostinazione di essere la donna di un qualsiasi capo. L’uomo ambito, infatti, non deve per forza essere il capo di una grossa azienda, l’importante è che sia considerato il capo di un gruppo o una persona autorevole che, il solo stare al suo fianco dia spessore e crei invidia da parte degli altri. Questa sindrome ha poco a che fare con la favola di Cenerentola o il desiderio di essere principesse. Sono donne che non si danno spessore, oppure se ne danno troppo ma non riescono a dimostrare agli altri chi sono, se non facendo vedere che qualcuno, appunto il capo ed il più potente, le ha scelte e che quindi loro sono speciali. Questa sindrome, non ha nulla a che vedere con l’amore vero che dovrebbe rimanere anche quando il capo cessa di essere capo ma appunto proprio perché non è cosi, questo ci fa capire come, soprattutto nella società di oggi, dove tutto è senza spessore e senza contenuto, tale sindrome si sviluppa sempre di più. Prima la vedevamo solo in tv, con la mania di diventare una “Forrester”, nella soap opera di Beautiful. Oggi è diventata una vera e propria ricerca tra le ragazzine che a volte, purtroppo, ci rimangono anche male e rovinano la propria vita. Nel mio libro “Patologia della Coppia. Relazioni e Dintorni”, riporto un caso clinico, in cui per privacy sono stati cambiati i nomi e qualche dato, che voglio condividere con voi poiché espressivo di quello di cui vi sto parlando.
Il caso che segue riguarda Simona, 25 anni,
ragazza frizzante e piena di vita, di una cittadina
marchigiana, proveniente da una famiglia benestante
che attualmente soffre di ripetuti attacchi
di panico. Simona ha molte amiche, ha una vita
sociale molto attiva, vive con la madre che ha 48
anni e la nonna paterna. Perde il padre circa tre
anni fa, ed inizia ad avere i primi sintomi, si lega
moltissimo ad un ragazzo più grande, di 40 anni
molto amico di famiglia che attualmente è diventato
il suo amante. Lui proviene da una nota famiglia
della cittadina ed è un imprenditore conosciuto
anche in Italia. È molto affettuoso con lei,
ma vuole vivere la relazione di nascosto poiché lei
è più piccola e socialmente non si sente sicuro. Lui
fa il brutto ed il cattivo tempo, lei cerca di stare
dietro i suoi ritmi di vita e per questo lavora di
nascosto (la madre non lo sa) in un negozio di
abbigliamento e la sera in diversi locali. Viene
da me poiché non ce la fa più, lei infondo è una
ragazza che ama divertirsi, ama sì la bella vita ma
si è accorta che questa è fatta non solo di abiti
firmati ma anche di altro. Si sente in conflitto tra il
volersi sentire se stessa e la paura che se fa vedere
a lui di essere diversa lui la abbandona anche
solo nell’idea. Esce con altri ragazzi solo quando
si sente talmente sola e vuota, lui non c’è quasi
mai per lei e lei si sente male e non riesce a stare
da sola. La sto vedendo da circa 6 mesi, in cui è
stata bene a tratti ma ultimamente sta facendo uso
di stupefacenti e non sa più come uscirne. Attualmente
la seguiamo io ed uno Psichiatra e stiamo
pensando che potrebbe essere utile un gruppo.
In questo caso, già di alcuni anni fa, si evince che se non si sta entro certi schemi e non si va vestiti in un determinato modo, se non si frequentano gli stessi negozi e gli stessi locali chic e trendy della società, si è tagliati fuori. Questo, porta come conseguenza il tagliare fuori anche le vecchie amicizie che potrebbero farci sembrare delle “sfigate”. Volere l’attenzione delle persone che ricoprono un ruolo, denota una mancanza di fiducia e di stima verso se stesse che porta a compensare le proprie carenze con il privilegio della vicinanza della persona in quel contesto importante e che dona una sorta di potere, e cosi la persona brilla di luce riflessa. Certo le figure di riferimento sono importanti e soprattutto quello che si apprende in famiglia, ma il sacrificio oggi non piace quasi a nessuno poiché c’è da dire che è anche direttamente proporzionale con le poche possibilità nella nostra società di essere se stessi e valere per le proprie qualità. Una cosa è certa, se l’amore è il fertilizzante che porta ad incontrare il capo ed il rapporto è alla pari, non parliamo di sindrome ma di relazione. Quando diventa un’ostinazione, siamo in un campo emotivo che richiede comunque dei sacrifici. Ognuno è libero di scegliere. L’importante è essere consapevoli e felici.

Pubblicato su Iboo Magazine Maggio-Giugno 2015
Bibliografia

Maloni V., “Patologia della Coppia. Relazioni e Dintorni”, Edizioni Psiconline, 2013.

giovedì 30 aprile 2015

Sono lieta di condividere con voi e chi ne fosse interessato, che sono aperte le.iscrizioni ai Gruppi di Parola Tematici che avranno luogo ogni due settimane presso lo studio di Psicologia in via Roma, 81 (Teramo). Per info scrivete a virginia.maloni@libero.it. Il Gruppo è la forza e il confronto con gli altri ci dona radici adulte salde





martedì 21 aprile 2015




Il Gruppo di Zumba Fitness delle Marche-Abruzzo partecipa alla campagna locale contro la violenza di genere. Vale sempre la pena di vivere la propria vita. — con Gabriella Silvestri
Grazie alla collaborazione tra il Centro di Psicologia Forense e di Psicoterapia Maloni e ai vari gruppi sportivi che aderiscono all'iniziativa, vendendo le magliette "Scusate ho una Vita da Vivere", il ricavato permetterà di fare dei gruppi di sostegno terapeutici a tutte le persone vittime di violenza di genere. 





Cari amici/colleghi, alla luce dei nuovi sviluppi sulla Sindrome di Munchausen (Dipendenza da Ospedale) e sulla sindrome di Munchausen per Procura (una forma di Maltrattamento del Minore), vi invito all'aggiornamento del mio libro online, quindi visibile da tutti e gratuito. (http://www.psychomedia.it/pm-thesis/maloni/indice.htm)

BUONA LETTURA






giovedì 12 marzo 2015

ARTICOLO VAL VIBRATA LIFE FEBBRAIO 2015


Che cosa nasconde quella fastidiosa emicrania?










ARTICOLO IBOO MAGAZINE FEBBRAIO 2015

VIRGINIA MALONI

Gli inglesi lo chiamano “terrible headache”, quel dolore lancinante alla testa che ci blocca ogni attività, che frena la nostra concentrazione, che è capace di farci innervosire e farci stare dentro il letto all’oscuro senza voler vedere nessuno. Quel mal di testa che ci toglie la forza di parlare, e che nonostante l’antidolorifico continua a sussistere! Perché? Le cause scatenanti possono essere veramente diverse (tensione fisica, affaticamento, essere affamati, irregolarità del ciclo sonno-veglia, fastidi oculari, stress accumulato etc…), alcune organiche/biologiche, altre no. Il mal di testa è una vera e propria patologia, che riguarda milioni di persone in tutto il mondo, soprattutto di sesso femminile e che risulta essere cosi invalidante da condizionare la propria quotidianità, il proprio ambito lavorativo e le relazioni sociali. Dobbiamo però fare una differenziazione tra cefalee primarie, scatenate da processi in parte sconosciuti e quindi che ci rimandano a motivazioni di tipo psicosomatico e psicologico, e secondarie, che invece sono provocate da cause ben identificabili (lesioni, traumi, infezioni). I fattori psicologici e il nostro modo di gestire lo stress risultano importanti per capire le origini del mal di testa, anche perché tali fattori appartengono ad un soggetto con determinati tratti e caratteristiche di personalità. Alcuni soggetti, infatti, gestiscono lo stress e la propria quotidianità in maniera disfunzionale: solitamente abbiamo a che fare con soggetti ambiziosi, perfezionisti e competitivi, che tendono a caricarsi di mille impegni, non ascoltando regolarmente i bisogni di riposo e ripresa psicofisica di ognuno di noi. Tali soggetti, tendenzialmente, sono sensibili al giudizio altrui, vivono le critiche in maniera non costruttiva ma come fonte di fallimento e reprimono le proprie emozioni, in particolare il sentimento della rabbia. Oltre a queste caratteristiche, un’altra spiegazione alla base del mal di testa, riguarda la persona colpita da ansia cronica, soprattutto nelle emicranie dovute alla contrazione dei muscoli della nuca, del cranio e delle spalle. Certamente avere determinati tratti di personalità costituisce soltanto una predisposizione alla sofferenza da mal di testa, che tenderà a manifestarsi quindi in contemporaneità ad alcune cause stressanti di vario genere natura (preoccupazioni lavorative, disagi affettivi, difficoltà durante il sonno…). Ma perché se siamo stressati, soffriamo di mal di testa? Qual è il meccanismo che si innesca? Quando il corpo si protegge da emozioni inaccettabili, esplicita il proprio malessere su alcune parti del corpo, chiamati organi bersaglio. L'ansia, l’afflizione, le emozioni negative trovano una via tempestiva di scarico nel corpo, canalizzandosi in uno o più sintomi. È il meccanismo di azione dei disturbi psicosomatici.Vista nell'ottica psicosomatica, la cefalea può indicare il bisogno di allentare l'eccessivo controllo razionale, e quindi il desiderio di lasciare più spazio all'intuizione. Di solito, infatti, chi soffre di mal di testa sente il bisogno di mantenere tutto sotto controllo, rigidamente concentrate su aspetti razionali che le portano a non lasciarsi andare quasi mai ed accumulare tensione. Il mal di testa, in sintesi, può essere un importante campanello d’allarme che il corpo ci invia, invitandoci a riflettere sul nostro stile o momento di vita per cercare di modificarlo: potrebbe essere utile imparare ad essere meno esigenti verso gli altri e soprattutto verso se stessi, ponendosi obiettivi più realistici. Ovviamente, bisogna prima di tutto escludere qualsiasi possibile causa organica, sottoponendosi agli opportuni esami clinici; ma, in assenza di altre patologie, risulta necessario riflettere sulle possibili “cause” riconoscibili nella propria vita. Molte persone hanno trovato sollievo al loro male dopo aver riconosciuto nella cefalea un ordine tassativo di trasformare il loro modo di vivere. Questo significa che a volte dobbiamo limitare lo spreco di energie fisiche e mentali. Come? Ecco alcuni esempi:
1.  E’ importante essere esigenti e ambiziosi ma non troppo severi con se stessi, quindi riconoscere i propri limiti e concentrarsi sulle cose davvero importanti e realisticamente raggiungibili;
2.  Siamo persone umane, per cui ci saranno giorni in cui saremo stanche e nervose. In quei giorni, non siamo pieni di energia come al solito e quindi non possiamo sforzarci di fare quello che facciamo normalmente nella nostra quotidianità.  
3.  E’ importante porsi degli obiettivi e raggiungerli uno per volta, canalizzando bene le nostre energie. E’ importantissimo essere appagati di ciò che si può realmente avere e di ciò che si può realmente fare con ciò che si ha.

Comunque, l’anamnesi o il racconto preciso da parte della persona che soffre di emicrania, può già portare all'eziologia del disturbo ed alla diagnosi più giusta, che implica il trattamento più adeguato. A livello psicologico è importante fare la cosa che c’è gradita, nel limite del possibile. Se ascoltiamo di più le nostre esigenze e le nostre emozioni il corpo, ne sentirà i benefici.






venerdì 16 gennaio 2015

Il Pre-Diciottesimo


REDAZIONE IBOO MAGAZINE NOVEMBRE 2014

Il prediciottesimo è la novità che sta spopolando nell'ultimo periodo per festeggiare l'arrivo della maggiore età. Ma in che cosa consiste?
In occasione della festa dei loro 18 anni i giovani diventano i personaggi principali di un video clip,  fotografati e ripresi in vari contesti e sceneggiature bellissime, e quindi in montagna, sulla spiaggia, nei luoghi del proprio paese che sono più cari, accompagnati dalle canzoni più vicine ai giovani, insomma un vero e proprio servizio che ti fa sentire "regina" o "principe" per un intero giorno e che viene mostrato in occasione della Festa e rivisto con amici e amiche per ricordare quel momento.
Il montaggio dei video, che quindi ha un costo importante in quanto prevede non solo il servizio fotografico ma anche in alcuni casi l'organizzazione della festa stessa, viene realizzato da professionisti  che hanno saputo captare e cavalcare l'onda di questo nuovo fenomeno. Il linguaggio del corpo e aggiungere il linguaggio del corpo attraverso il web, rappresenta sempre più una cornice interpretativa e contestuale importante della interazione sociale e del simbolismo che essa porta con sé: l'esibizionismo, il sentirsi star per un giorno, il poterne poi parlare in tv spicca sempre più nella nostra epoca post-moderna cosi liquida che immortalare le proprie sensazioni ed emozioni del momento sembra darci sicurezza ed identità. I riti di passaggio dall'età adolescenziale a quella adulta, sembra intensificarsi non solo sulla chat ma attraverso opere d'autore che ritraggono la persona in un videoclip mettendo in evidenza, non solo le proprie qualità, ma a volte osteggiando una femminilità o un essere "tronista-boy" che vediamo solo in tv e che non sentiamo ancora maturi dentro di noi. Emerge sempre più l'essere in primo piano per non essere dimenticati, ma non si rischia cosi di bruciare delle tappe che forse per noi, di altre generazioni, sono state cosi importanti e ci hanno permesso di imparare l'attesa della crescita personale per poter apprezzare le nostre vere qualità?
 
Immortalare dei momenti attraverso riprese, è sicuramente un ricordo e non c'è nulla di male se questi servono a sottolineare la naturalezza e l'autenticità degli adolescenti. Il fatto è che visionando alcuni video, non si vede nient'altro che adolescenti che sfoggiano minigonne da urlo o posano in piscina in pose sexy, imitando modelli televisivi che vogliono inseguire per forza senza sottolineare la loro bellezza naturale che a volte nei video rischia di diventare grottesca. 
Certo se il pre-diciottesimo ha la funzione di rinforzare l' autostima, non è neanche giusto demonizzarlo, soprattutto se, ripeto, tali video rispettano la naturalezza della persona e hanno il potere di far sentire bellissime ragazze con forme generose. L'importante è che possano sentirsi bellissime comunque e sempre. Ormai i video del pre-diciottesimo sono cliccatissimi e contengono commenti di rinforzo positivo per i ragazzi e le ragazze, ma hanno anche tanti commenti negativi che bisogna essere pronti a prendere con delicatezza se non vogliamo che fenomeni di bullismo possano gettare un'ombra sulla crescita dei giovanissimi. Allora attenti alla rete e a come proteggere le richieste dei vostri figli, che non vanno assolutamente rifiutate, ma informarsi e seguirli in queste dinamiche che sfuggono al controllo, anche perché,  ragazze e ragazzi cercano di mostrarsi rispettivamente sexy, eccitanti, pseudo virili e sono ancora minorenni.  Anche per i ragazzi la logica è la stessa: sguardi sensuali, scene a petto nudo ed espressioni pseudo virili. L'importante è sempre il divertimento e il non fissarsi su idee che questi video saranno il loro futuro perché diventeranno davvero star. Questo, chissà, potrebbe anche capitare ma una sorpresa è sempre meglio di una fantasia delusa.
A diciotto anni, va bene che i "mi piace" sui social siano importanti, ma la stessa importanza da alimentare su di loro, per evitare che cadano nel vuoto, è ancora lo studio, la cultura, le loro capacità e i loro talenti. Anche per fare gli attori, c'è bisogno di studiare e conoscere bene le proprie emozioni. I veri talenti non muoiono mai. Le bolle di sapone prima o poi scoppiano. La bellezza apre delle vie preferenziali, come la cultura ne apre delle altre. Un equilibrato connubio di questi aspetti dovrebbe essere sollecitato all'interno delle famigli e delle scuole, anche se dal web proviene tutt'altro. Ma perché essere passivi e soggetti al sovraccarico emotivo e cognitivo?
Dietro ogni lavoro costruito a modo c’è tanta devozione, conoscenza e consapevolezza e, per arrivare ai massimi livelli, occorre non smettere mai di istruirsi. 
Ognuno di noi ha delle virtù e dei talenti su cui lavorare e mettere impegno, anche se in Italia e soprattutto in questo periodo tutto ciò richiede uno sforzo maggiore nel credere in noi stessi.
La tendenza del momento non può essere presa solo come esposizione di sé stessi, quindi va bene il pre-diciottesimo ma non come regola assoluta, piuttosto un accessorio che non mi definisce totalmente ma apre solo una finestra su tutto un mondo ancora da esplorare e con cui mettersi a confronto.


L’Effetto del Natale sul Benessere Psicologico Istantaneo




Val Vibrata Life Edizione Dicembre-Gennaio 2015 

Quante volte avete sentito “Non vedo l’ora che arrivi il Natale?”, quasi come un’oasi della felicità istantanea da assaporare per ricaricare la mente ma soprattutto il corpo, in attesa di mangiare tutti i cibi tradizionali della propria territorialità.
Ma è vero che si tratta di benessere istantaneo o e solo una nostra sensazione?
Da un sondaggio americano è emerso che le persone sono felici quando si innamorano (poiché vi è la produzione di uno specifico ormone dell’amore chiamato “ossitocina” che aumenta, per esempio, quando ci si scambiano effusioni, perché è collegata all'autostima e al buon umore) e durante le Feste Natalizie.
Estrapolando alcuni dati empirici dalla National Academy of Sciences sulla felicità ed i momenti in cui è maggiormente sentita, possiamo descrivere quello che accadrebbe in noi, a livello psicofisico, durante il Natale:
1. Se acquisti in memoria, emotiva e cognitiva, un’esperienza o qualcosa che la riproduce (come una scatola di the londinese che ti ricorda dei bei momenti trascorsi nel Regno Unito), tale esperienza durerà nel tempo e sarà più emotivamente coinvolgente di qualsivoglia oggetto. Per questo il Natale è un’esperienza che condividiamo in moltissimi paesi ed è associata al sapore dei dolci, al profumo del cibo, alle telefonate con i parenti che stanno all’estero e che ci mandano le loro foto in posa attorno al fuoco o vicino al pupazzo di neve.2. Il modo migliore per creare bei momenti e bei ricordi è stare con i tuoi familiari e gli amici più cari. L’intensità di una emozione aumenta quando condividiamo le nostre esperienze più belle con qualcuno. A Natale tutti andiamo a comprare dei regali o facciamo piccoli pensierini insieme con qualcuno e, anche se lo facciamo da soli, abbiamo la percezione che mentre lo stiamo facendo noi, dall’altra parte del mondo c’è qualcun altro, con le sue tradizioni, che sta facendo la stessa cosa.3. E’ importante mettere a fuoco il percorso che si sta facendo per il raggiungimento di un obiettivo. Ad esempio, la preparazione per la cena di Natale deve essere bella quanto la cena stessa. Per questo il Natale è il venticinque, ma tutti lo attendiamo, facciamo addobbi, mettiamo luci, ordiniamo le delizie da mangiare quel giorno e decidiamo anche il vestito migliore da indossare.4. Imparare a beneficiare di tante piccole cose e di tante piccole esperienze, aiuta ad arricchire la nostra quotidianità di felicità, ed il Natale è fatto di tanti regali, amicizie ritrovate, parenti che si vedono, gioie condivise, emozioni bellissime che ci fanno dimenticare o alleviano i cattivi pensieri, le preoccupazioni e le energie negative.In un mondo che corre cosi veloce, e che spesso non lascia spazio ad emozioni e parole, se non facciamo attenzione, rischiamo di perderci il momento e di dimenticarci qualcosa che conta veramente. Ma il giorno di Natale invece no, perché ci chiama tutti al raccoglimento attorno ad una vasta tavolata rossa, verde, blu, piena di colori ed è una data che ci tiene uniti tutti una volta l’anno in quasi tutto il mondo.
Infondo, ciò che ci rende felici o tristi sono le esperienze con gli altri, gli eventi sociali e l’appartenenza ad un gruppo. Universalmente, specialmente il giorno di Natale, queste dimensioni si uniscono e donano un’emozione unica. Uno dei fattori che ci permettono di vivere meglio è la vicinanza emotiva, che raggiunge il picco massimo proprio nei momenti di intimità, durante una Festa particolare e durante il giorno di Natale. Il tutto viene accompagnato dall’effetto stroboscopico delle luci nei negozi, nelle case, negli studi, lungo le strade.
Il benessere psicofisico che proviamo durante le Feste è quindi dato dalla vicinanza emotiva e dal sentirsi parte di un gruppo, che ci fa sentire meno soli e più vicini emotivamente.
E cosa c’è di più bello mangiare a tavola e scambiare parole con i propri cari?
Buon Natale a tutti voi!







Bibliografia


Kasser, T., Sheldon, K. M. (2002). What Makes for a Merry Christmas?, in Journal of Happiness Studies, vol. 3, n.4, pp. 313-329.

Spangenberg, E.R., Grohmann, B., Sprott, D. E. (2005). It’s beginning to smell (and sound) a lot like Christmas: the interactive effects of ambient scent and music in a retail setting, in Journal of Business Research, vol. 58, n. 11, pp. 1583-1589.



Werner, C.M., Peterson-Lewis, S., Brown, B.B. (1989). Inferences about houseowners’ sociability: impact of Christmas decorations and other cues, in Journal of Environmental Psychology, vol. 9, n. 4., pp. 279-296.