Ho iniziato
ad interessarmi della Sindrome da First Lady da quando ho iniziato a seguire le
coppie in terapia ed i loro problemi relazionali, soprattutto in merito all’interruzione
di una storia che veniva definita “amore
vero”. Ne aveva parlato anche Vladimir Luxuria nella sua esperienza
all’Isola dei Famosi, quando parlando delle vicissitudini di Belen (altra
concorrente del Reality) diceva di lei che era affetta dalla “Sindrome della Donna del Capo”: eh sì,
si tratta proprio di questo, ossia l’attrazione e l’ostinazione di essere la
donna di un qualsiasi capo. L’uomo ambito, infatti, non deve per forza essere
il capo di una grossa azienda, l’importante è che sia considerato il capo di un
gruppo o una persona autorevole che, il solo stare al suo fianco dia spessore e
crei invidia da parte degli altri. Questa sindrome ha poco a che fare con la
favola di Cenerentola o il desiderio di essere principesse. Sono donne che non
si danno spessore, oppure se ne danno troppo ma non riescono a dimostrare agli
altri chi sono, se non facendo vedere che qualcuno, appunto il capo ed il più
potente, le ha scelte e che quindi loro sono speciali. Questa sindrome, non ha
nulla a che vedere con l’amore vero che dovrebbe rimanere anche quando il capo
cessa di essere capo ma appunto proprio perché non è cosi, questo ci fa capire
come, soprattutto nella società di oggi, dove tutto è senza spessore e senza
contenuto, tale sindrome si sviluppa sempre di più. Prima la vedevamo solo in
tv, con la mania di diventare una “Forrester”, nella soap opera di Beautiful.
Oggi è diventata una vera e propria ricerca tra le ragazzine che a volte,
purtroppo, ci rimangono anche male e rovinano la propria vita. Nel mio libro “Patologia della Coppia. Relazioni e
Dintorni”, riporto un caso clinico, in cui per privacy sono stati cambiati
i nomi e qualche dato, che voglio condividere con voi poiché espressivo di
quello di cui vi sto parlando.
Il caso che segue riguarda Simona, 25 anni,
ragazza frizzante e piena di vita, di una cittadina
marchigiana, proveniente da una famiglia benestante
che attualmente soffre di ripetuti attacchi
di panico. Simona ha molte amiche, ha una vita
sociale molto attiva, vive con la madre che ha 48
anni e la nonna paterna. Perde il padre circa tre
anni fa, ed inizia ad avere i primi sintomi, si lega
moltissimo ad un ragazzo più grande, di 40 anni
molto amico di famiglia che attualmente è diventato
il suo amante. Lui proviene da una nota famiglia
della cittadina ed è un imprenditore conosciuto
anche in Italia. È molto affettuoso con lei,
ma vuole vivere la relazione di nascosto poiché lei
è più piccola e socialmente non si sente sicuro. Lui
fa il brutto ed il cattivo tempo, lei cerca di stare
dietro i suoi ritmi di vita e per questo lavora di
nascosto (la madre non lo sa) in un negozio di
abbigliamento e la sera in diversi locali. Viene
da me poiché non ce la fa più, lei infondo è una
ragazza che ama divertirsi, ama sì la bella vita ma
si è accorta che questa è fatta non solo di abiti
firmati ma anche di altro. Si sente in conflitto tra il
volersi sentire se stessa e la paura che se fa vedere
a lui di essere diversa lui la abbandona anche
solo nell’idea. Esce con altri ragazzi solo quando
si sente talmente sola e vuota, lui non c’è quasi
mai per lei e lei si sente male e non riesce a stare
da sola. La sto vedendo da circa 6 mesi, in cui è
stata bene a tratti ma ultimamente sta facendo uso
di stupefacenti e non sa più come uscirne. Attualmente
la seguiamo io ed uno Psichiatra e stiamo
pensando che potrebbe essere utile un gruppo.
In questo
caso, già di alcuni anni fa, si evince che se non si sta entro certi schemi e
non si va vestiti in un determinato modo, se non si frequentano gli stessi
negozi e gli stessi locali chic e trendy della società, si è tagliati fuori. Questo,
porta come conseguenza il tagliare fuori anche le vecchie amicizie che
potrebbero farci sembrare delle “sfigate”.
Volere l’attenzione delle persone che ricoprono un ruolo, denota una mancanza
di fiducia e di stima verso se stesse che porta a compensare le proprie carenze
con il privilegio della vicinanza della persona in quel contesto importante e che
dona una sorta di potere, e cosi la persona brilla di luce riflessa. Certo le
figure di riferimento sono importanti e soprattutto quello che si apprende in
famiglia, ma il sacrificio oggi non piace quasi a nessuno poiché c’è da dire
che è anche direttamente proporzionale con le poche possibilità nella nostra
società di essere se stessi e valere per le proprie qualità. Una cosa è certa,
se l’amore è il fertilizzante che porta ad incontrare il capo ed il rapporto è
alla pari, non parliamo di sindrome ma di relazione. Quando diventa un’ostinazione,
siamo in un campo emotivo che richiede comunque dei sacrifici. Ognuno è libero
di scegliere. L’importante è essere consapevoli e felici.
Pubblicato su Iboo Magazine Maggio-Giugno 2015
Bibliografia
Maloni V.,
“Patologia della Coppia. Relazioni e Dintorni”, Edizioni Psiconline, 2013.

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