Alcune coppie di fidanzati
prediligono di abitare in case separate
per proteggere e custodire i propri spazi e le
proprie consuetudini.
Nelle società del passato
in cui, in tutte le classi sociali, il matrimonio era un’alleanza tra famiglie
e i sentimenti degli individui erano del tutto irrilevanti, la stabilità matrimoniale
era garantita dagli interessi economici e di potere. In passato dunque l’unione
permanente finalizzata alla formazione di una famiglia orientava certamente le
tipologie di scelte, decisioni e parametri per le quali il coinvolgimento
sentimentale dei futuri coniugi non appariva per niente essenziale. Del tutto
impensabile oggi per gli individui di una coppia occidentale immaginare di
escludere il fattore ‘amore’ nella scelta del partner. “Certo, anche oggi
esistono le unioni fondate su interesse e calcolo o le unioni fondate su altri
bisogni primari, come la fine della solitudine, la libertà, la fame, etc., ma,
a parte queste eccezioni, nell’immaginario collettivo di ognuno l’innamoramento
e l’amore sono l’indispensabile cemento senza il quale non può aver luogo alcun
discorso di coppia[1]”.
Nella storia dell’umanità,
l’attrazione e l’innamoramento non sono stati quasi mai il fattore
indispensabile della costruzione delle coppie. L’amore romantico diventa ingrediente sempre più centrale per la
formazione delle coppie solo dal XIX secolo in poi prima nelle classi alte
della società, e diventa cultura diffusa solo nel corso del XX secolo ed in
special modo dall’ultimo dopoguerra fino ad oggi. Il progressivo
avanzamento del mondo del lavoro e ciò che questo richiedeva soprattutto
alle donne (in termini di cambiamento) ha necessitato una
ri-contrattazione all’interno delle coppie su diversi piani, sia simbolici
sia pratici. Le coppie contemporanee sono costrette a riconfigurare
radicalmente i loro itinerari e le loro rappresentazioni della vita insieme.
Cambiano di conseguenza anche ruoli e funzioni (sociali e psichiche) maschili,
con tutto il portato di crisi della virilità di cui si parla tanto ovunque.
Cambia dunque l’orizzonte generale di regole relazionali dentro il quale la
coppia si muove obbligando gli uomini ad accettare la parità della donna e a
condividere tutte le incombenze inerenti la conduzione quotidiana – economica,
logistica, morale – di coppia e famiglia. In questa ri-negoziazione tra sessi,
la coppia e i suoi individui non possono far riferimento a modelli relazionali
precedenti. Ma anche la donna oggi da sola non ce la fa, è orgogliosa e non lo dice
per non sentirsi recriminare la propria autonomia e gli uomini non sanno come
prenderle, a volte il loro ruolo non si sa bene qual è e la donna non sa che
farsene dell’uomo che non si sa bene cos’è. Quindi quello a cui una relazione
può andare incontro si articola su diversi livelli. Tra le tante scelte
possibili, c’è anche quella della coppia stabile che vive una relazione
sentimentale ma che evita la convivenza. Come? Si parla in questo caso di coppia LAT, in altre parole i Living apart together,
conosciuti anche come coppie del fine settimana, coppie a convivenza intermittente
o coppie part-time. Due fidanzati decidono di vivere in case differenti, ognuno
per conto proprio. Una tipologia in crescita, che comprende storie molto
diverse, associate da una comune apprensione: difendere i propri spazi personali, le proprie abitudini, senza però
rinunciare a una relazione affettiva stabile. Insomma “la botte piena e la moglie ubriaca”. Quali sono i lati positivi e
negativi di tale scelta?
LATI
POSITIVI
1. Quale miglior metodo per non affrontare la quotidianità
fatta di calzini in giro per la casa, cattivi umori, preoccupazioni per spese e
quant’altro? Evitare la noia e vedersi solo quando si sta di buon umore.
2. Avendo la
propria indipendenza e i propri spazi, si può continuare a custodire i propri
hobby e le proprie passioni, cosi che il fine settimana lo si dedica
completamente al partner che sarà contento di essere al centro dell’attenzione.
3. Abitare in case separate aiuta anche l’eros: vivere distanti stimola la fantasia
ed il desiderio.
LATI
NEGATIVI
1. Rendersi conto a poco a poco di essere soli quando l’altro non c’è, in momento di sconforto o per necessità concrete della casa.
1. Rendersi conto a poco a poco di essere soli quando l’altro non c’è, in momento di sconforto o per necessità concrete della casa.
2. La non condivisione delle responsabilità, è un po’ come
mantenere l’estasi dell’essere sempre fidanzati, mantenere l’effetto eccitante,
un po’ come una droga se ci pensiamo bene, che equivale a non vedere i problemi
della vita e quindi equivale a non affrontare mai se stessi ed il confronto con
gli altri.
3. Nei momenti di vuoto o di sconforto oppure nei momenti in cui
l’altro chiede di più, il rischio è quello di essere sostituiti perché poi si
diventa coppia come tutti gli altri.
Virginia
Maloni
Bibliografia
D’Elia L., “La Coppia
che non si forma e che non continua” (Parte 1).Posted on July 9, 2010,
Number of View: 70, http://luigidelia.it.
Maloni V., “Patologia
della Coppia. Relazioni e Dintorni”. Edizioni Psiconline, Febbraio 2014, Francavilla al Mare
(CH).
[1]
D’Elia
L., “La Coppia che non si forma e che non continua” (Parte 1).Posted on
July 9, 2010, Number of View: 70, http://luigidelia.it.

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