lunedì 4 maggio 2015

IL PASSAGGIO DA UNO STATO PSICO-FISICO AD UNA RELAZIONE STABILE

Vorrei partire da una frase di PAPA FRANCESCO del giorno di San Valentino 2014 rivolta a tutti i fidanzati d’Italia: "Non fatevi prendere dalla cultura del provvisorio. L'amore solido non può essere solo uno stato psicofisico". Queste parole colmano probabilmente la paura di tanti anni di fidanzamento e a volte la paura del desiderio di fuggire dai problemi saltando ed incontrando un altro “stato psicofisico” che ci fa sentire liberi, ma allo stesso tempo vuoti e soli. Queste parole pronunciate dal PAPA, in realtà danno una chiave di lettura e di ri-assestamento alla vera RELAZIONE tra due persone, fondata sulla condivisione e sulla tolleranza ad accogliere il mondo dell'altro. Nella vita di coppia, il passaggio dall'innamoramento all'amore è in realtà una trasformazione evolutiva inevitabile e indispensabile. Se all'innamoramento iniziale non segue l'amore, allora si può dire certamente che si è trattato solo d'infatuazione, ad esempio, uno stato psicofisico che si basa su fantasia, emozioni, fantasticheria e che provoca una sorta di turbamento sensoriale generale. L'innamoramento è un movimento istintivo, vago, incontrollato, dato dalle pulsioni, dall'intuizione, dall'attrazione. È un momento in cui si è portati a sognare e idealizzare il partner, una presenza che sembra soddisfare e rispondere ad ogni nostra esigenza. Molte ricerche danno ormai per assodato che nel periodo dell’innamoramento vi è una produzione massiccia di endorfine, che fa provare un senso di benessere (le famose “farfalle nello stomaco”) in cui, come per magia, vediamo solo gli aspetti positivi dell'altro. L’attrazione fra i sessi è un meccanismo molto autorevole, capace di stabilire un legame anche fra persone che si conoscono da pochi minuti. Quando ci si sente lontani dall’oggetto del proprio desiderio, si diventa incapaci di mangiare, di dormire, di concentrarsi su qualsiasi cosa. L’innamoramento è la gioia dei propri sentimenti e il tempo del fidanzamento è un tempo produttivo, in cui i desideri non devono rimanere soltanto tali, ma devono diventare radici ben salde della relazione.
Bisogna che ognuno si doni all’altro.
Dobbiamo saper donare anche la nostra diversità e saperci aprire al confronto, perché la diversità contiene in sé sia la delizia sia la croce, poiché può capitare che l’altro non è come come ci si aspetta.
La coppia cresce e matura se impara ad integrare ed ad amare la diversità reciproca. La diversità è ricchezza se rimane tale.



Nel passaggio successivo dall'innamoramento all'amore, invece, si torna di nuovo a essere due individui distinti: anche l'altro appare diverso dall'illusione iniziale e si sente il bisogno di rispettare i propri spazi e tempi, in precedenza trascurati per stare accanto al partner.
È ovvio quindi che, con lo sfumare dell'innamoramento, la coppia si trova davanti a un dubbio: amarsi veramente, con una certa progettualità, o lasciarsi.
Il passaggio da uno stato psicofisico ad una relazione stabile è possibile se si è capaci di abbandonare l'idea magica dell'amore perfetto e predisporsi alla flessibilità, al cambiamento, alle novità e alle discussioni per preservare la coppia, rispettando l'altro.
Il 41% circa delle coppie innamorate non sopravvive poi a questo passaggio, e si lascia nel giro di pochi mesi.
L’amore è la responsabilità per il bene dell’altro e non solo dei propri sentimenti in cui insieme ci si aiuta verso la metà comune. Freud riteneva che la capacità di formare rapporti significativi con il sesso opposto fosse il risultato di una buona educazione ricevuta da parte dei genitori. Al contrario, l’impossibilità di stringere rapporti rilevanti era la conseguenza di relazioni disfunzionali tra le ragazze e i loro padri, o dei ragazzi con le loro madri. Anche il Padre della Psicoanalisi, riteneva che, seppure un certo grado di narcisismo fosse utile in tutti gli esseri umani, fosse importante però, ad un certo momento della vita, saper liberare questo amore per sé stessi, donandolo ad un’altra persona, per non sviluppare un narcisismo incontrollato, che avrebbe portato alla follia. La coppia è un organismo multiforme dotato di una propria dinamica e di un proprio equilibrio affettivo che inevitabilmente oltrepassa l’individualità. La coppia attraversa vari momenti e necessita di una trasformazione nelle varie fasi della sua evoluzione, altrimenti andrebbe in stallo: la coppia, definita come tale, è qualcosa che va avanti nel tempo. L’evoluzione è saper rispondere in modo adeguato alle richieste esterne e interne alla persona, ed è possibile maggiormente quando nella coppia esistono due individui che hanno la capacità di distinguersi uno dall’altro.
La passione riguarda gli impulsi che sottendono e portano all’attrazione fisica, al rapporto sessuale e fenomeni correlati, ma anche al desiderio di appartenenza, dominio, sottomissione e autorealizzazione. La passione alimenta l’attrazione, tende ad intrecciarsi con l’intimità, ma ha un sviluppo molto più rapido di questa. 
L’impegno fa riferimento alla volontà di amare qualcuno e di stabilire una relazione duratura nel tempo. L’amore si trasforma e diventa affetto, protezione, accadimento. Tali componenti hanno un ruolo importante nei momenti di crisi o di stallo, in cui la passione e l’intimità scemano a causa di problemi nella relazione, ma la relazione continua proprio in funzione della decisione e dell’impegno preso. 

Pubblicato su Iboo Magazine 
Bibliografia

Bowlby J., (1982), Costruzione e rottura dei legami affettivi, Raffaello Cortina Editore, Milano
Maloni V., “Patologia della coppia. Relazioni e Dintorni”, Edizioni Psiconline, Francavilla al Mare, 2013.
Marazziti D., (2004), La natura dell’amore – conoscere i sentimenti per viverli meglio, Bur, Milano


Virginia Maloni, Psicoterapeuta

Che cosa significa “Sindrome della First Lady?”

Ho iniziato ad interessarmi della Sindrome da First Lady da quando ho iniziato a seguire le coppie in terapia ed i loro problemi relazionali, soprattutto in merito all’interruzione di una storia che veniva definita “amore vero”. Ne aveva parlato anche Vladimir Luxuria nella sua esperienza all’Isola dei Famosi, quando parlando delle vicissitudini di Belen (altra concorrente del Reality) diceva di lei che era affetta dalla “Sindrome della Donna del Capo”: eh sì, si tratta proprio di questo, ossia l’attrazione e l’ostinazione di essere la donna di un qualsiasi capo. L’uomo ambito, infatti, non deve per forza essere il capo di una grossa azienda, l’importante è che sia considerato il capo di un gruppo o una persona autorevole che, il solo stare al suo fianco dia spessore e crei invidia da parte degli altri. Questa sindrome ha poco a che fare con la favola di Cenerentola o il desiderio di essere principesse. Sono donne che non si danno spessore, oppure se ne danno troppo ma non riescono a dimostrare agli altri chi sono, se non facendo vedere che qualcuno, appunto il capo ed il più potente, le ha scelte e che quindi loro sono speciali. Questa sindrome, non ha nulla a che vedere con l’amore vero che dovrebbe rimanere anche quando il capo cessa di essere capo ma appunto proprio perché non è cosi, questo ci fa capire come, soprattutto nella società di oggi, dove tutto è senza spessore e senza contenuto, tale sindrome si sviluppa sempre di più. Prima la vedevamo solo in tv, con la mania di diventare una “Forrester”, nella soap opera di Beautiful. Oggi è diventata una vera e propria ricerca tra le ragazzine che a volte, purtroppo, ci rimangono anche male e rovinano la propria vita. Nel mio libro “Patologia della Coppia. Relazioni e Dintorni”, riporto un caso clinico, in cui per privacy sono stati cambiati i nomi e qualche dato, che voglio condividere con voi poiché espressivo di quello di cui vi sto parlando.
Il caso che segue riguarda Simona, 25 anni,
ragazza frizzante e piena di vita, di una cittadina
marchigiana, proveniente da una famiglia benestante
che attualmente soffre di ripetuti attacchi
di panico. Simona ha molte amiche, ha una vita
sociale molto attiva, vive con la madre che ha 48
anni e la nonna paterna. Perde il padre circa tre
anni fa, ed inizia ad avere i primi sintomi, si lega
moltissimo ad un ragazzo più grande, di 40 anni
molto amico di famiglia che attualmente è diventato
il suo amante. Lui proviene da una nota famiglia
della cittadina ed è un imprenditore conosciuto
anche in Italia. È molto affettuoso con lei,
ma vuole vivere la relazione di nascosto poiché lei
è più piccola e socialmente non si sente sicuro. Lui
fa il brutto ed il cattivo tempo, lei cerca di stare
dietro i suoi ritmi di vita e per questo lavora di
nascosto (la madre non lo sa) in un negozio di
abbigliamento e la sera in diversi locali. Viene
da me poiché non ce la fa più, lei infondo è una
ragazza che ama divertirsi, ama sì la bella vita ma
si è accorta che questa è fatta non solo di abiti
firmati ma anche di altro. Si sente in conflitto tra il
volersi sentire se stessa e la paura che se fa vedere
a lui di essere diversa lui la abbandona anche
solo nell’idea. Esce con altri ragazzi solo quando
si sente talmente sola e vuota, lui non c’è quasi
mai per lei e lei si sente male e non riesce a stare
da sola. La sto vedendo da circa 6 mesi, in cui è
stata bene a tratti ma ultimamente sta facendo uso
di stupefacenti e non sa più come uscirne. Attualmente
la seguiamo io ed uno Psichiatra e stiamo
pensando che potrebbe essere utile un gruppo.
In questo caso, già di alcuni anni fa, si evince che se non si sta entro certi schemi e non si va vestiti in un determinato modo, se non si frequentano gli stessi negozi e gli stessi locali chic e trendy della società, si è tagliati fuori. Questo, porta come conseguenza il tagliare fuori anche le vecchie amicizie che potrebbero farci sembrare delle “sfigate”. Volere l’attenzione delle persone che ricoprono un ruolo, denota una mancanza di fiducia e di stima verso se stesse che porta a compensare le proprie carenze con il privilegio della vicinanza della persona in quel contesto importante e che dona una sorta di potere, e cosi la persona brilla di luce riflessa. Certo le figure di riferimento sono importanti e soprattutto quello che si apprende in famiglia, ma il sacrificio oggi non piace quasi a nessuno poiché c’è da dire che è anche direttamente proporzionale con le poche possibilità nella nostra società di essere se stessi e valere per le proprie qualità. Una cosa è certa, se l’amore è il fertilizzante che porta ad incontrare il capo ed il rapporto è alla pari, non parliamo di sindrome ma di relazione. Quando diventa un’ostinazione, siamo in un campo emotivo che richiede comunque dei sacrifici. Ognuno è libero di scegliere. L’importante è essere consapevoli e felici.

Pubblicato su Iboo Magazine Maggio-Giugno 2015
Bibliografia

Maloni V., “Patologia della Coppia. Relazioni e Dintorni”, Edizioni Psiconline, 2013.