"Quelli che il Muretto è un foglio A3"
Articolo Virginia Maloni,
Val Vibrata Life Ottobre 2014.
Quando si parla di ”Arte di strada” ci si riferisce a tutte quelle forme
di comunicazione artistica che si rendono note nei luoghi pubblici, il più
delle volte illecitamente, attraverso vari strumenti e tecniche: adesivi
murali, lattine spray, maschere normografiche, proiezioni video,
sculture ecc.
Ogni artista di strada ha le
proprie motivazioni personali, che possono essere molto varie. Alcuni la eseguono
come forma di ribellione, di disapprovazione o; altri lo fanno unicamente per
esprimere se stessi ed esporre il proprio modo di vivere nella città e nel
proprio territorio ed essere cosi riconosciuti da un vasto numero di persone.
Ma da dove proviene tale
pratica?
Le sue origini sono
spesso legate al degrado urbano ed alla scelta di utilizzare grandi spazi vuoti
da parte di molti artisti.
Il
graffitismo sboccia negli Stati Uniti alla fine degli anni 60, per poi espandersi
nei quartieri più degradati di New York e arrivare in Europa negli anni 70
diventando espressione di un mondo giovanile all’insegna del tribalismo
moderno, della ritualità legata a stili di vita specifici e ai movimenti
giovanili, ma dagli anni 90 assume diverse declinazioni, diventando sempre più
un fenomeno di contestazione politica.
Questo
fenomeno segnala oggi un desiderio di identità? E’ una riflessione rispetto
all’enorme sviluppo che tale manifestazione sta avendo in questo periodo
storico, in cui spesso non riusciamo a definirci in un’identità ben circoscritta
e soprattutto i giovani la vedono sempre più sfumata, con un bisogno importante
di ri-marcarla. Infatti, gli obiettivi dei cosi chiamati writers sono di
raggiungere una certa considerazione non solo all’interno del proprio ambiente
ma far conoscere le proprie opere e la loro firma (tag) a chiunque. Tra gli artisti di strada vigono anche delle
regole, infatti, è fondamentale il rispetto e il non sovrastare il lavoro di un
altro writer. Infatti, quando ciò avviene, possono esserci degli scontri tra di
loro. L’arte
su strada è soprattutto espressione di se stessi, della
propria interiorità. Un’interiorità che non sempre corrisponde ad intenzioni
armoniose per cui ci sono delle differenze in ciò che si vuole esprimere, poiché
c’è chi lo fa per sfregio e quindi come atto di vandalismo e chi invece lo fa
con il proposito di migliorare un paesaggio che si ama e che non si vuole
vedere degradato, inserendo dei colori, anche se questo poi provoca
effettivamente invasioni di edifici pubblici e privati.
Il soggetto, le cui intenzioni sono poco armoniose, agisce
in maniera impulsiva ed è dipendente, in altre parole pur sapendo il rischio a
cui va incontro macchiando i beni della comunità, non può astenersi dall’agire.
Le cause che portano tali soggetti ad intraprendere questo tipo di
comportamenti sono da ricercarsi nella solitudine, noia, senso di vuoto. I dati evidenziano la presenza in tali giovani di uno
spiccato tratto eccitatorio-compulsivo e modalita' legate al bisogno urgente di
gratificazione immediata in opposizione al senso di vuoto, di noia, alla
solitudine, alla mancanza di riferimenti interiori.
Alcuni
esempi di sculture sui muri, le cui intenzioni di chi le ha generate ha
migliorato l’ambiente e la sua percezione, sono invece quei graffiti che hanno
riqualificato aree degradate come il quartiere Isola di Milano, dove un intero tunnel
ospita favolosi esempi di Street Art e Street
Poetry.
Secondo una
visione psicoanalitica, nell’azione creativa dell’artista è coinvolta tutta la
sua personalità, in un processo in cui campo cognitivo e campo affettivo si
fondono dando vita ad una unicità di linguaggio personale che diventa sociale e
condiviso da molti a vari livelli.
Secondo molti i writers imbrattano e non
creano niente di positivo, ma in alcune città, come Torino, esiste la
possibilità di iscriversi ad un progetto molto particolare, ossia avere a
disposizione un muro assegnato dove dare sfogo e libertà alla propria portata
artistica, a patto che si rispetti la correttezza e non si disegnino soggetti
volgari o si facciano scritte offensive.
Come ogni forma d’arte credo che la vera
essenza delle Street Art, debba essere lontana da atti vandalici o
dall’intenzione di sporcare edifici pubblici a scopo denigratorio, quanto invece
di abbellire zone rendendole colorate ed originali soprattutto se questo parte
da una richiesta di un progetto o di proprietari privati o pubblici.
La cultura delle Street Art non riguarda
sporcare in giro le pareti ma colorare artisticamente e dare simbolismo
comunicativo a strutture che altrimenti rappresenterebbero un degrado sociale e
che invece acquistano un significato particolare.
Bibliografia
BORGNA E., Come
se finisse il mondo. Boringhieri. Torino, 1995.
ECO U., I limiti
dell'interpretazione. Bompiani, Milano, 1990.
FORNARI B.,
FORNARI F. Psicoanalisi e ricerca letteraria, Principato, Milano 1997

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