lunedì 3 novembre 2014



Articolo Virginia Maloni 
Rivista Magazine Iboo 
Ottobre-Novembre 2014


"Il linguaggio del corpo fino a che punto ci aiuta"?

Il linguaggio del corpo appartiene alla comunicazione non verbale o para-verbale,in cui, movimenti, postura, posizione corporea, gestualità, ci dicono qulche cosa di più sulla persona ed il suo modo di essere, rappresentando una cornice interpretativa e contestuale importante della interazione sociale. Osservando le persone nella loro interezza verbale e para-verbale, comprendiamo maggiormente le loro intenzioni ed i pensieri che le accompagnano. Infatti la gestalità e l'espressione del viso hanno un'influenza importantissima nell'inizio di una relazione tra due persone e nel mantenere una certa complicità anche anche quando il rapporto attraversa momenti di stanchezza. Anche quando la persona cerca di mantenere il controllo delle proprie emozioni o intenzioni, è difficile che il corpo menta, poichè i gesti e il tono della voce non si possono manipolare. Per cui,  poca sensibilità o profondità d'animo, si leggono palesemente sul viso di molte persone. Ovviamente non possiamo fare inferenze pregiudiziali, ma sicuramente  il linguaggio non verbale ci aiuta molto a valutare meglio una relazione con una persona o un'intenzione poco chiara del nostro interlocutore, che sia un amico o un collega di lavoro. Questo aspetto spiegherebbe tante persone che hanno successo pur non essendo bellissime o persone che riescono ad avere un forte impatto nella politica o che, partendo dalla stessa preparazione o competenza, superano positivamente colloqui di  lavoro o, ancora,  genitori che riescono a farsi obbedire dai figli con un solo sguardo. In Psicologia clinica e forense, è molto importante il linguaggio del corpo, infatti, ad esempio, per comprendere se un potenziale criminale sta mentendo o meno, in tutto il mondo si usa la famosa “macchina della verità”, basata sulla conduttività elettrica della pelle la quale si altera a seconda dell’emozione di quella circostanza. La prima forma di linguaggio studiata è stata quella della mimica facciale, la cui pubblicazione più importante risale al 1872 con"The expression of the emotions in Man and Animals" di Charles Darwin. Dopo di lui, uno degli studiosi che ha sistematizzato alcune particolarità del linguaggio non verbale è stato  Paul Ekman, che ha dimostrato che alcune emozioni come la felicità, la tristezza, la rabbia, sono condivise in modo universale, a prescindere dalla cultura di appartenenza. Secondo Ekman, ci sono alcuni indicatori per capire le emozioni del volto e captarne la sincerità espressiva:
1. Asimmetria
(nelle espressioni facciali sono coinvolte asimmetricamente le due metà del volto, poichè su una metà l'espressione è maggiormente intensa che nell'altra);
2. Tempo
(le espressioni sincere durano pochi attimi, per cui, se vi è un'espressione "tirata", che dura più di un secondo, si tratta probabilmente di una finta emozione, eseguita volontariamente);
3. Collocazione
(nell'interazione linguistica, la mimica accompagna le parole, per cui se viene posticipata o anticipata, probabilmente non rispecchia la reale espressione verbale.Per esempio: se un soggetto è arrabbiato e accompagna l'espressione di rabbia in concomitanza alle parole vuol dire che il soggetto è veramente inquietato; se i gesti di rabbia, invece, vengono dopo le parole si denota che probabilmente il soggetto in questione non è così adirato come vorrebbe far credere). Dunque alcuni gesti sono universalmente riconosciti, ma alcuni cambiano invece il loro simbolismo e si evolvono: per esempio, il gesto dell'"OK", sta a significare "tutto bene" in tutti i paesi di lingua inglese, in Europa e in Asia, ma ci sono alcune zone come il Giappone dove tale segno vuol dire "soldi". Ogni gesto assume un significato differente a seconda dell'uso che se ne fa, per cui, va tenuto presente soprattutto il contesto e la cultura in cui si esplica. Lo sfregare le mani, ad esempio, può avere un doppio significato. Se avviene in una gelida giornata significa che quella persona ha freddo; fatto, invece, da una persona mentre esprime un desiderio piacevole, esprime gioia e benessere contestuale. Infine, è importante interpretare il linguaggio corporeo a seconda dell'età della persona che abbiamo di fronte: il gesto fatto da un bambino che dice una bugia, tendendo a coprire la bocca con le mani è differente dall'adulto che nel fare la stessa cosa si sfiora il naso. Ognuno di noi, inoltre, tende, in base alle proprie esperienze conscie ed inconsce, ad associare ai gesti intenzioni che vengono percepite positivamente o negativamente, o vengono giudicate per esempio come sinonimo di sensualità: nello specifico, per esempio, le scarpe e i piedi di una donna sono spesso oggetto di attenzioni maschili. In particolare, alcuni associano il gesto di togliersi le scarpe al primo gesto che si fa per spogliarsi. Quindi, quando abbiamo di fronte una persona, ascoltiamola di più, guardiamola di più e vederemo che la nostra attenzione ci rivelerà non solo piccoli particolari, ma ci renderà più consapevoli delle interazioni a cui apparteniamo. Per gli uomini potrebbe risultare più dispendioso mi rendo conto, ma che ci volete fare le donne si sa, sono complicate.

P. Ekman, I volti della Menzogna, Giunti-Barbera 1989
D. Cohen, Capire il linguaggio del corpo, Roma 2002
R. Canestrari, Psicologia generale e dello sviluppo volume primo, Clueb Bologna 1988


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