venerdì 1 febbraio 2013

Fotografia come Stimolatore Emozionale



La fotografia da sempre ha immortalato dei momenti speciali, oggi con la rivoluzione del telefono, che è in grado di fare fotografie ad alta risoluzione, siamo in grado di compensare momenti di noia o di vuoto, attraverso momenti fotografati che ci restituiscono l’enfasi dell’istante vissuto. Sono molteplici le mostre fatte da autori che rilevano il legame tra fotografia e sensazioni sessuali-emotive. La nostra è un’epoca dell’immagine, dell’estetica, dell’esteriorizzazione della propria vita privata: il senso visivo concede alle persone la possibilità di comunicare velocemente in una lingua che tutti capiscono. Nel suo libro Sulla fotografia (1977) Susan Sontag ha sostenuto che "la fotografia è 'principalmente un rito sociale, una difesa contro l'ansia, uno strumento di potere".

La fotografia cattura il luogo oscuro e misterioso tra il conscio e l'inconscio. Di solito, si fotografano dei momenti intrisi di emozioni e sensazioni piacevoli, dove le passioni, le paure, l’autenticità e tanti altre sfaccettature camuffate trovano dimora.
La fotografia è sempre stata una delle più importanti forme d'arte. Tuttavia fotografare, è pure il modo migliore per esprimere sentimenti cristallizzati in situazioni speciali che non si vogliono dimenticare. Quante volte, riporto alla mente ricordi ed epoche importanti della mia vita e ho bisogno di vedere le immagini che ricordo in testa attraverso album storici. Le foto sono uniche e irripetibili: la fotografia narra della vita che ci circonda, infatti, molto spesso la tecnica di disporre le foto di diverse età della vita una accanto all’altra viene utilizzata in psicoterapia. Io personalmente la uso moltissimo, e vedo che è in grado di rievocare emozioni e di abbassare le difese, togliendo le maschere ed esprimendo quello che si è e che si ha paura di non essere più o viceversa.

Nel 1993 Judy Welser e Linda Berman hanno individuato nella Fototerapia un mezzo per facilitare l’analisi del proprio mondo emozionale e del rapporto col sistema familiare di appartenenza. Il metodo consiste nella ricerca del potenziale evocativo e simbolico suscitato dalle fotografie portate dalla persona, quasi rappresentassero una specie di diario che, nel suo dispiegarsi e commentarsi, porta alla luce momenti cruciali della propria esistenza. La fotografia manifesta un mondo: il bisogno di conservare la nostra memoria, riportando in vita aspetti talora nascosti. Nella singola foto possono veramente viversi molte storie. La foto commuove, per un attimo ci porta nel passato, ci fa vedere come gli altri ci vedono, e ci fa pensare a come eravamo noi, a come ci sentivamo, riconoscendo noi stessi e le nostre radici. 
Virginia Maloni

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